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Roma, stipendi sempre più bassi: 400 € in meno in busta paga da gennaio 2024

La situazione finanziaria critica della Regione, con un debito significativo, rende impossibile il rifinanziamento del Fondo taglia tasse da 300 milioni. Questa difficoltà costringerà l’aumento dell’Irpef, con un impatto particolarmente significativo sui contribuenti delle fasce medie. Confermato quanto anticipato a marzo 2023: nel Lazio e a Roma si verificherà un aumento delle tasse. La fascia di reddito dai 15.000 ai 40.000 euro, coinvolgendo circa 2 milioni di contribuenti, subirà un incremento dell’1,6% mensile nell’addizionale regionale dell’Irpef. Questo si tradurrà in una riduzione significativa delle entrate mensili, fino a circa 400 euro all’anno per i cittadini laziali, compresi pensionati e lavoratori autonomi. L’effetto sarà accentuato dal caro benzina, il caro energia e le addizionali comunali di Roma, le più elevate in Italia.

Aumento dell’Irpef e stipendi più bassi: ecco cosa spetta ai cittadini della Capitale a partire da gennaio 2024

Negli anni precedenti, l’urto dell’IRPEF era stato attenuato grazie a un fondo dedicato, noto come “taglia tasse“, istituito dalla Regione Lazio. Nel 2020, questo fondo era di 323 milioni di euro, e la sua efficacia era stata mantenuta negli anni successivi, seppur con alcune modifiche. Nel 2022, il Fondo taglia tasse si attestava a 296 milioni di euro.

L’allarme era stato suonato dalle parti sociali il 24 marzo 2023 durante un’audizione presso la commissione bilancio in Regione Lazio. In quei giorni concitati, il centrodestra si trovava a dover approvare rapidamente il primo bilancio dell’era Rocca. Un documento che è stato necessario approvare “in fretta e furia” date le tempistiche stringenti, tanto che è stata istituita anche una commissione speciale. Dalla maggioranza, il messaggio era chiaro: si trattava di una manovra tecnica che portava ancora il “marchio” dell’ex presidente Zingaretti.

Foto | ANSA/MASSIMO PERCOSSI – Happyroma.it

L’assessore al Bilancio regionale, Giancarlo Righini, aveva già indicato in quel momento che sarebbe stato difficile intervenire, anche nei mesi successivi. Rispondendo ai sindacati, aveva sottolineato come l’unica opzione fosse avviare un dialogo con il governo per ridimensionare il debito della Regione, che nel 2021 aveva raggiunto la cifra considerevole di circa 22,75 miliardi di euro.

L’ultimo colpo è arrivato il 29 settembre, quando la Corte dei Conti ha parificato il rendiconto del Lazio 2022, escludendo circa 170 milioni di euro, che ora si riflettono sul disavanzo regionale. Una cifra considerevole, soprattutto se confrontata con il Fondo taglia tasse degli anni passati, che si aggirava intorno ai 300 milioni di euro. Pertanto, a meno di un intervento governativo, i cittadini laziali dovranno prepararsi a stringere la cinghia a partire da gennaio 2024. Chi ha un reddito fino a 25 mila euro annui pagherà 160 euro in più di tasse nel 2024 rispetto all’anno precedente, mentre chi ha un reddito fino a 35 mila euro pagherà 320 euro in più.

L’assessore Righini non aveva mai nascosto le difficoltà affermando, chiaramente, come “il combinato disposto di norme illogiche sommato a scelte opache e discutibili della precedente amministrazione” abbia reso “impossibile ipotizzare una riduzione della pressione fiscale“. Dichiarazioni, queste, rilasciate dopo la parifica della Corte dei Conti. “La giunta Zingaretti – spiega – ci ha lasciato dei conti disastrosi e a dirlo non siamo noi, ma la Corte, che ha sottolineato tutte le criticità finanziarie legate all’ultimo anno di gestione da parte dei nostri predecessori. In pochi mesi abbiamo dovuto fare i salti mortali per coprire diversi buchi di bilancio che ci hanno lasciato in eredità: dal disavanzo sanitario di 218 milioni, di cui 88 svincolati dal ministero dell’Economia, ai 170 milioni per parificare i conti del 2022, di cui 34 milioni di anticipazione di liquidità all’Ater per pagare la rateizzazione della rottamazione di cartelle esattoriali. A dicembre 2022, addirittura, i rappresentanti del Lazio non si erano presentati in Conferenza Stato-Regioni per rivendicare le risorse spettanti al Lazio nel riparto dei fondi per la sanità“.

L’allarme della Cgil di Roma e del Lazio è stato lanciato durante un’audizione presso la commissione bilancio regionale, con l’assessore Giancarlo Righini presente. La Cgil ha evidenziato un aumento di 400 euro a famiglia a causa delle nuove misure fiscali regionali, sottolineando l’impatto negativo sui contribuenti della fascia di reddito tra i 15.000 e i 40.000 euro. L’audizione è avvenuta nell’ambito delle discussioni sull’approvazione del bilancio regionale, necessario entro la fine di marzo.

Le sigle sindacali hanno lamentato il breve tempo per esaminare la documentazione, evidenziando l’urgenza di approvare il bilancio regionale entro il 31 marzo per evitare l’esercizio provvisorio. Nonostante le critiche, l’assessore Righini si incontrerà nuovamente con i rappresentanti dei lavoratori il 27 marzo per continuare il confronto. Righini ha sostenuto che la manovra in discussione era stata preparata dalla precedente amministrazione, e il vero impatto del centrodestra si vedrà nel futuro assestamento prima dell’estate. Il segretario regionale Cgil, Natale Di Cola, ha contestato l’etichetta di “tecnica” attribuita al bilancio, rilevando scelte politiche in alcune disposizioni, come la decisione di non rifinanziare il fondo tagliatasse, che comporterà un aumento fiscale a danno delle classi medio-basse.

Natale Di Cola prevede un aumento medio di circa 400 euro a famiglia e sottolinea che regioni limitrofe come Umbria e Toscana hanno una tassazione inferiore. Questo potrebbe influire negativamente sugli investimenti nel Lazio, poiché le imprese potrebbero preferire regimi fiscali più favorevoli altrove. Maria Annunziata Veltri della Cisl Lazio e Alberto Civica della Uil Roma e Lazio si oppongono alla rinuncia al fondo tagliatasse, definendola un grave errore, soprattutto in un momento in cui sarebbero necessarie risposte concrete per le fasce più deboli della regione.

L’assessore Righini, rispondendo alle critiche dei sindacati, ha sottolineato la necessità di dialogare con il governo per ristrutturare il debito della Regione, che nel 2021 è stato di circa 22,75 miliardi di euro. Ha paragonato il bilancio del Lazio a un paziente immobilizzato e ha dichiarato che liberare risorse è essenziale per la ripresa. Righini ha descritto come dolorosa la scelta di eliminare le agevolazioni fiscali, ma ha ritenuto che fosse necessaria per la solidità dei conti. Infine, ha sperato in un accordo politico sull’addizionale Irpef per evitare conflitti in aula durante l’esame della manovra.

L’ultima speranza per l’intera regione è che il Governo intervenga in maniera netta, anche se sembra avere altre preoccupazioni al momento. L’assessore Righini ha espresso l’amaro in bocca dopo la sentenza della Corte dei Conti, sottolineando che ciò costringerà la Regione a ulteriori sacrifici nel prossimo bilancio. Ha evidenziato che saranno necessari accantonamenti di ulteriori somme, oltre a quelli dovuti al disavanzo sanitario ereditato, portando a tagli che incideranno sulla vita dei cittadini. Righini ha sottolineato che tali provvedimenti avrebbero potuto essere evitati se la gestione precedente avesse rispettato i rilievi della Corte nei loro confronti negli ultimi anni.

Federico Liberi

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